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Rapporto Istat, in Italia l'occupazione giovanile è in caduta libera

Pil in caduta del 5% e 380mila posti di lavoro in meno rispetto al 2008. La crisi, nel 2009, in Italia, si è fatta sentire, con risultati tra i peggiori tra quelli delle altre grandi economie avanzate. Le imprese più colpite sono state quelle delle costruzioni e manifatturiere, mentre, dal 2000 a oggi, vi è stata una riduzione del reddito pro capite del 2,3 per cento. Praticamente, una perdita annua di oltre 360 euro a persona. Ma a pesare è soprattutto la condizione dei giovani, i più penalizzati dalla crisi. Sono circa 2 milioni i ragazzi che non studiano né lavorano, e con un tasso di disoccupazione giovanile salito quasi al 25 per cento.

E non sorride neanche chi un lavoro ce l'ha: gli stipendi fanno fatica a crescere (a causa della fortissima recessione: -6,3%, la caduta del livello del reddito nel biennio 2008-2009) e, tutt'oggi, ci sono oltre 4 milioni di persone "sotto inquadrate" sul posto di lavoro. "Uno spreco di capitale umano inaccettabile", ha commentato il presidente dell'Istat, Enrico Giovannini, presentando, a Montecitorio, assieme al presidente della Camera Gianfranco Fini, l'annuale rapporto sulla situazione del Belpaese.


Fini: "Togliere alle agenzie di rating la valutazione delle statistiche"
In un quadro congiunturale così difficile, ha evidenziato il presidente Fini, continuano a pesare "i nostri ritardi cronici rappresentati soprattutto dalla difficoltà di operare tagli duraturi delle spese e dall'incapacità di selezionare, nel rispetto dei vincoli di bilancio, gli interventi pubblici necessari per la soluzione dei nodi strutturali, che ancora affliggono l'Italia, specie il Sud". Fini ha chiesto, quindi, "di non ripetere l'errore di interventi congiunturali di riduzione della spesa e di non riproporre politiche di sostegno pubblico della crescita economica", che, ha detto, "lungi dal garantire una ripresa di produzione e competitività, si sono rivelate piuttosto un fattore critico della nostra economia". Anche le statistiche, poi, sempre secondo Fini, devono essere le "più affidabili possibili" e per questo, prosegue il presidente della Camera, "non si può più affidare alle agenzie private di rating, il compito di valutare la credibilità dei dati statistici". Troppi i rischi di condizionamenti e pressioni di varia natura, ha aggiunto, che, a causa dell'andamento altalenante del mercato, possono provocare seri danni ai risparmiatori e ai cittadini chiamati a sostenere gli oneri delle manovre di risanamento dei conti.

Quasi tutti i settori produttivi sono in difficoltà
Del resto, dal rapporto Istat (circa 400 pagine di numeri e grafici) sono emerse performance negative in quasi tutti i settori produttivi. Da segnalare, i cali di produzione nei settori delle macchine e apparecchiature e della metallurgia (comparti che rappresentano, rispettivamente, il 20% e il 12% del totale vendite all'estero dell'Italia), per i quali la caduta produttiva, nella prima metà del 2009, è stata nell'ordine del 35%, a fronte di una flessione delle esportazioni superiore al 30 per cento. In rosso anche il settore delle costruzioni: negli ultimi 2 trimestri 2009, il calo della produzione è stato, rispettivamente, del 2,9% e dello 0,9 per cento. Per non parlare, poi, dei servizi: nel 2009 la diminuzione di valore aggiunto dell'aggregato commercio, servizi ricettivi, trasporti e comunicazioni, è stato pari al 6,3%, con cadute particolarmente ampie nel settore del commercio all'ingrosso (-12,6%) e al dettaglio (-5,5 per cento). Più contenute le perdite nel settore del credito e delle attività immobiliari e professionali, scese di appena l'1,6 per cento.


Occupazione giovanile in caduta libera
Numeri che si ripercuoto sui posti di lavoro: -380mila unità, nel 2009, in parte per l'espulsione di lavoratori impegnati nella trasformazione industriale (-206mila unità). E se da un lato il ricorso alla Cassa integrazione guadagni ha contenuto l'emorragia di posti di lavoro dei capi famiglia, dall'altro ha fatto concentrare sull'occupazione giovanile precaria gli effetti della crisi. Nel 2009, i giovani occupati sono calati di 300mila unità, con un tasso di occupazione giovanili sceso al 44%, con una caduta 3 volte superiore a quella subita del tasso di occupazione totale. A ciò si aggiunga, poi, che il 30% degli under 29enni ha un lavoro atipico (a fronte dell'8% dell'intera popolazione) ed è in questo segmento che si è concentrato il calo dell'occupazione (-110mila persone), contribuendo per il 37% alla flessione occupazionale giovanile rilevata nel 2009.


Sostenibilità ambientale: l'Italia migliora, ma l'Europa resta lontana
Il rapporto segnala poi i lenti miglioramenti dell'Italia sul fronte delle emissioni di gas serra: nel 2009, -9%, anche se restiamo distanti dagli obiettivi fissati dall'Europa a fine 2008. Anche il ricorso ai prodotti petroliferi, nel 2009, è sceso del 5,5%, pur continuando, tuttavia, a rappresentare la fonte energetica predominante, con un'incidenza sul consumo complessivo di energia prossima al 50 per cento. Sul fronte gas, nel 2009, si è registrata una riduzione dei consumi del 2,8%, con una flessione nel settore industriale del 15% e un incremento negli usi civili del 4,6 per cento. Crescono, infine, a doppia cifra le rinnovabili: +20,5%, nel 2009, grazie, soprattutto, al maggior utilizzo di legna e biodisel.

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