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Gli enti previdenziali privati rimangono nell'elenco Istat delle PA. Adepp pronta a interpellare la Consulta e la Corte europea
Ribaltando due sentenze del Tar Lazio favorevoli agli enti di previdenza privati, il Consiglio di Stato ha stabilito che le Casse previdenziali private dei professionisti restano nell'elenco Istat delle pubbliche amministrazioni inserite nel conto economico dello Stato.
Secondo Palazzo Spada le Casse conservano una funzione strettamente correlata all'interesse pubblico, costituendo la privatizzazione una innovazione di carattere essenzialmente organizzativo.
Nella sentenza n. 6014/2012, con la quale è stato respinto il ricorso presentato dall'Adepp contro l'inclusione degli enti previdenziali privati nell'elenco elaborato dall'Istat, i giudici del Consiglio di Stato sostengono che la privatizzazione – datata 1994 - di tali enti "ha lasciato immutato il carattere pubblicistico dell'attività istituzionale di previdenza e assistenza" svolta dalle Casse "che conservano una funzione strettamente correlata all'interesse pubblico, costituendo la privatizzazione una innovazione di carattere essenzialmente organizzativo".
La prima conseguenza pratica è connessa all'obbligo di contribuzione previsto in estate dalla spending review (legge 135/2012). Entro il 30 settembre scorso le casse avrebbero dovuto versare i risparmi derivanti dalla contrazione del 5% dei consumi intermedi. Un obbligo contestato dagli enti, tanto che circa la metà aveva deciso di non ottemperare, mentre le altre avevano versato con riserva, in attesa della sentenza del Consiglio di Stato e forti delle precedenti decisioni del Tar Lazio che avevano accolto le loro richieste di essere escluse dal l'elenco. L'onere, secondo alcune stime, per le venti casse riunite nell'Adepp (Associazione degli enti previdenziali privati) dovrebbe ammontare complessivamente a circa 6 milioni di euro per l'anno in corso, ma è destinato ad aumentare dal 2013 quando la percentuale di risparmi da garantire salirà al 10 per cento.
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