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Responsabilità civile dell'Ente Previdenziale: quando si manifesta?

Pubblicato da Daniele Rag. Scorrano

QUESITO

Spett. Informalavoro,

parlando di malfunzionamento delle amministrazioni vi espongo il mio caso nella speranza possiate indicarmi una via di uscita.
Presentando nel 2009 la richiesta di proseguimento dei contributi volontari
dopo una lunga interruzione, chiesi all’Inps quale fosse l’importo da versare:
mi fu risposto il 30% dell’ultimo stipendio. Ricevuti i bollettini con importi
trimestrali assai onerosi ho richiesto sempre all’Inps di verificare se l’
importo fosse corretto. Per più volte io e miei incaricati ci siamo recati all’
Inps ottenendo risposte sempre diverse e contrastanti. L’ultima volta, alla
minaccia di chiamare la polizia e denunciarli per omissione d’atti d’ufficio, è
intervenuto il direttore della sede, il quale però, non ha saputo indicarmi
quale fosse il metodo applicato nel conteggio. Dovendo io ripartire, il
direttore mi garantì sulla parola, che avrebbe riferito dopo pochi giorni a
persona di mia fiducia. La persona non solo non ottenne risposta ma non venne
neppure ricevuta. Sconcertato da un comportamento in cui tutto congiurava per
negare il mio diritto ad essere informato sulle modalità stabilite per i
versamenti e ormai convinto che i funzionari fossero volutamente inclini a dare
informazioni sbagliate o non darle affatto per solidarietà verso il proprio
istituto, decisi di rivolgermi ad altra sede. Recatomi al patronato Acli, un
funzionario, esaminati tutti i documenti, mi disse che restavano 33 settimane
da versare. A Quel punto, con largo anticipo sul termine ultimo del 65 anno per
la pensione, fui consigliato di non versare i trimestri in scadenza, ma
attendere gli ultimi trimestri. L’Acli inviò gli incartamenti all’Inps e
sembrava tutto risolto, senonché, dopo aver aspettato invano la risposta di
conferma per mesi e avvicinandosi il termine delle 33 settimane, mi sono recato
personalmente all’Inps per scoprire che il funzionario Acli aveva preso un
granchio: le settimane rimanenti non erano 33 ma 66 (circa 15 mesi come da me
previsto sin dall’inizio). A questo punto diversi bollettini erano scaduti e
non più ricuperabili. Di conseguenza, andrò in pensione con minimo sei mesi di
ritardo rispetto alla data naturale.
A seguito di quanto esposto mi ritrovo, senza alcuna colpa o volontà di non
versare i contributi necessari, a subire un danno considerevole per negligenza,
incompetenza da parte in primis dei funzionari della sede dell’Inps e del suo mendace direttore ora trasferito, che mi hanno negato delle informazioni dovute per legge.
Ed in seconda, per incompetenza del funzionario dell’Acli che avrebbe dovuto
quantomeno invitarmi a versare i contributi in attesa che l’Inps si
pronunciasse sulle settimane effettivamente rimanenti. Bell’aiuto che ho
ricevuto da entrambi.
Ho l’impressione di non poter fare molto per vedere riconosciuti i miei
diritti, poiché ho solo la testimonianza di due altre persone sulla
disinformazione effettuata da parte dell’Inps, parola del direttore compresa,
ed i documenti inviati dall’Acli all’Inps da cui risultava un conteggio di 33
anziché 66 settimane da versare. Poco, presumo per far valere il diritto al
danno subito ma, forse, posso fare qualcosa per impedire che tali disservizi si
ripetano.
Mi sapete dire cosa posso fare? Esistono associazioni che si occupano di
questi disservizi?
In attesa vi ringrazio anticipatamente per l’eventuale risposta.



RISPOSTA AL QUESITO:


Egr. Sig. Roberto

Il caso sottopostoci è meritevole di attenzione e non è il primo di cui la scrivente redazione viene invitata ad occuparsene.

Sentiti i ns. legali di fiducia resta difficile se non impossibile provare una responsabilità civile/patrimoniale a carico dell’Istituto INPS secondo quanto comunicatoci.
Tale posizione è confermata anche perché, i bollettini recapitati dall’Ente Previdenziale rispondevano alle 66 settimane di contribuzione necessarie al suo pensionamento.
Per quanto attiene al Patronato Acli da quanto dichiarato dalla S.V. non c’è documentazione probatoria per l’attribuzione di eventuale responsabilità.
Cosa diversa sarebbe stata se la S.V. avesse ricevuto un errato conteggio da parte dell’INPS che avrebbe sicuramente generato una Responsabilità civile dell'ente previdenziale" per assenza o errata comunicazione di estratti contributivi.
A conferma si evidenzia quanto riportato dalla Suprema Corte, la quale ha individuato nell'art. 54, legge 9 marzo 1989 n. 88 la base normativa della responsabilità dell'Inps da inesatte informazioni agli utenti dalle quali derivi una compromissione del rapporto giuridico previdenziale.
Dispone, infatti, la detta ultima norma: «E' fatto obbligo agli enti previdenziali di comunicare, a richiesta esclusiva dell'interessato o di chi ne sia da questi legalmente delegato o ne abbia diritto ai sensi di legge, i dati richiesti relativi alla propria situazione previdenziale e pensionistica. La comunicazione da parte degli Enti ha valore certificativo della situazione in essa descritta» -

Nei termini sopra riferiti si è espressa pure la recente giurisprudenza di merito:
«L'Inps incorre in una ipotesi di responsabilità contrattuale quando comunica estratti conto assicurativi contenenti errori, stante l'affidamento che l'assicurato ripone nel soggetto istituzionalmente deputato a fornire tali informazioni; l'assicurato deve evitare un atteggiamento concorrente nella causazione del danno . . . » (Trib. Ravenna, 10 gennaio 2000). Così, in motivazione, il giudice emiliano:« . . . si discute della violazione di un obbligo di corretta informativa che l'Inps aveva nei confronti di una persona titolare di una posizione previdenziale gestita in via esclusiva da quell'ente, onde le eventuali trasgressioni di siffatto dovere vanno considerate alla luce dei principi sottesi agli artt. 1218 ss. c.c.».
Va da sé che la tesi della natura contrattuale della responsabilità in parola postula un semplificato onere probatorio a carico del danneggiato, dovendo egli, a mente dell'art. 1218 c.c., provare solo l'inadempimento dell'ente e l'assenza di sua colpa.

L’Informalavoro.

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