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E' ESTORSIONE IMPORRE AI LAVORATORI CONDIZIONI CONTRATTUALI DI SFAVORE

Integra il reato di estorsione la condotta del datore di lavoro che, approfittando delle condizioni del mercato del lavoro a lui favorevoli nei confronti dei lavoratori per la prevalenza dell'offerta sulla domanda, con la minaccia consistita, a seconda dei casi, nel prospettare loro la mancata assunzione o il licenziamento o la mancata corresponsione della retribuzione, qualora non venissero accettate le condizioni di lavoro a loro imposte, costringa i lavoratori medesimi ad accettare condizioni di lavoro contrarie alla legge ed alla contrattazione collettiva.
(Cassazione penale Sentenza 01/02/2012, n. 4290)

PRIVACY E RAPPORTO DI LAVORO

Il datore di lavoro che scelga di rendere pubblico lo stato di salute di un suo dipendente, senza che una tale divulgazione sia stata retta da fini di interesse pubblico, viola l'art. 11 del D.lgs. 193/2006. E' quanto è emerso dalla sentenza n. 2034 del 13 febbraio 2012 emessa dalla Cassazione che ha condannato un comune italiano ad un risarcimento di 16.000 euro nei confronti di un suo dipendente, per violazione del Codice della Privacy.
(Sentenza Cassazione civile 13/02/2012, n. 2034)

SANZIONI DISCIPLINARI: LEGITTIMO IL LICENZIAMENTO SENZA PREVENTIVA AFFISSIONE DEL CODICE DISCIPLINARE

E' legittimo il licenziamento disciplinare in difetto di affissione del codice disciplinare nelle ipotesi di violazione, da parte del lavoratore, di fondamentali doveri discendenti dalla legge o dal rapporto di lavoro stesso. E' questo il principio ribadito dalla Suprema Corte di Cassazione nella sentenza del 29 febbraio scorso, con la quale i giudici riconducono alla ragionevolezza e al buon senso l'atto di recesso unilaterale intimato da P.I. Spa ad un proprio dipendente che si era assentato per ben cinquanta giorni e, davanti alla magistratura di merito, aveva preteso la reintegrazione nel posto di lavoro in quanto la causa del licenziamento non era contemplata nel codice disciplinare non affisso in luogo accessibile a tutti a norma dell'art. 7 dello Statuto dei lavoratori.
(Sentenza Cassazione civile 29/02/2012, n. 3060)

Costretta a lavorare in nero perché incinta

Costretta a lavorare in nero perché incinta: licenziamento nullo, scatta il tempo indeterminato. Condanna ottenuta dalla consigliera di parità: specioso il mancato superamento della prova dopo vari contratti a termine.

Sentenza 546 Tribunale di Venezia

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